Due chiacchiere con… Vittoria e Gregorio Guadagnini

La storia di Unika è ancora abbastanza recente, ma non tutte le ragazze che oggi giocano in Prima Squadra sono alla loro prima maglia “Blu”, anzi… Alcune avevano iniziato a fare i loro primi palleggi nei centri MiniBuster già tanti anni fa!

Tra loro c’è sicuramente Vittoria Guadagnini, oggi capitana della squadra e punto di riferimento per tante giovani Gazzelle e Under14. Abbiamo scambiato con lei e con suo fratello Gregorio più di due chiacchiere, per farci raccontare cosa significa crescere giocando a basket e che valore possono rappresentare delle realtà come Unika e Buster, due società autonome ma un pò “sorella” e “fratello” della stessa grande famiglia!

Vittoria, classe 2001, ha scoperto il minibasket quando aveva l’età dei bambini che oggi allena con passione. Cresciuta a Povegliano, ha continuato la sua esperienza da giocatrice tra Schio e Alpo prima di tornare a Verona per giocare nella nostra Promozione. Istruttrice di minibasket molto apprezzata, ha di recente iniziato ad ampliare i suoi orizzonti seguendo anche il gruppo Under14 e la selezione provinciale femminile.
Gregorio, classe 2005, dopo aver seguito le orme della sorella, ha continuato a crescere nelle nostre squadre giovanili fino ad entrare nella rosa della Serie D la scorsa stagione. Ora è all’ultimo anno di Under19 Gold ed una presenza costante in Prima Squadra, sempre disponibile a dare una mano in palestra anche durante le attività per i più piccoli.

UK: Iniziamo con qualche domanda semplice, ma che sicuramente racchiude diversi motivi per i quali siamo qui a farci questa chiacchierata e può aiutarci a conoscervi meglio. Quando e perché avete iniziato a giocare?

VITTORIA: Ero in terza elementare, in quel periodo mi era stato proposto di trovare uno sport da praticare ma non volevo provarne nessuno. Un giorno è venuta a scuola Gloria (Di Carlo, ex istruttrice Buster, ndr) per farci fare una lezione conoscitiva, ho dovuto cedere e fare un tentativo. Non me l’aspettavo e invece me ne sono innamorata subito.
GREGORIO: Io ho preso la passione da mia sorella, essendo più grande mi è sempre stata d’ispirazione. Ho iniziato a giocare all’età di sei anni, ero in prima elementare, mi è piaciuto da subito e continua a piacermi ogni giorno di più.

UK: Cosa rappresenta per voi il basket? 
V: Brevemente? È la mia passione, Il mio lavoro. Sono cresciuta in una squadra e, non essendo una persona individualista, per me è importante avere un gruppo compatto sul quale poter contare. È un’idea nella quale ho sempre creduto e questo sport la rappresenta bene. Da atleta mi aiuta anche nei momenti in cui ho bisogno di una valvola di sfogo, ma da quando è diventato il mio lavoro riesce a darmi un doppio senso di realizzazione personale.
G: È la mia vita ed è come se la palestra fosse la mia seconda casa. La palestra è il luogo nel quale riesco a distrarmi dal resto dei pensieri quotidiani, mi aiuta a lavorare su me stesso, a migliorare per crescere e penso che senza il basket non potrei essere quello che sono oggi.

UK: Che ruolo ha avuto durante la vostra crescita?
V: Mi ha accompagnata da quando ero bambina fino ad oggi e, sebbene ci siano stati dei momenti difficili, ho sempre saputo che non avrei potuto farne a meno. Mi ha dato la possibilità di vivere e crescere in un gruppo e oggi posso dire di esser stata fortunata ad essere riuscita a trasformare questa grande passione in un lavoro, non potrei essere più contenta.
G: Mi ha aiutato a capire l’importanza di avere dei compagni di squadra, degli amici di cui fidarsi. Tramite il basket ho imparato il valore di alcuni aspetti importanti della vita di tutti i giorni, che di solito non vengono insegnati in modo diretto ma che lo sport ti fa imparare sulla tua pelle ed in modo più profondo.

UK: Gregorio, ci hai detto che tua sorella che ha contribuito alla tua scelta di iniziare a giocare, perché più grande e tuo punto di riferimento, qual è stato il suo ruolo nel portare avanti questo percorso? Ci sono stati dei momenti particolari nei quali ti ha supportato di più?
G: Lei è sempre di supporto per me, oggi è il mio autista (ride) No, scherzo, è una figura importante per il continuo confronto che abbiamo tra di noi. Qualche mese fa, per esempio, ho avuto un momento delicato con la squadra ed ero in dubbio su cosa fare. Affrontare il discorso con lei è stato utile, mi ha dato buoni consigli e la spinta per risolvere i problemi. Devo ringraziarla perché da quel momento le cose sono andate meglio e sono arrivati risultati migliori.
UK: E per te, Vittoria, che ruolo ha tuo fratello?
V: Lui è sempre stato un gran motivatore, è il primo a credere in me e in quello che faccio. Quando sono giù di morale o dopo una brutta partita, riesce sempre a trovare gli spunti per aiutarmi a migliorare. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato di smettere, invece lui è stato uno dei più decisi a convincermi a non farlo e alla fine c’è riuscito. Ha fatto bene! Sono contenta di poter contare su di lui.

BB: Come definireste il rapporto tra di voi?
G e V: È molto buono, sia nel basket sia fuori. Ci troviamo molto bene l’uno con l’altra e siamo felici di condividere così tanto insieme.

UK: Ci sono delle caratteristiche che vorreste prendere o passare l’uno all’altro?
G: Se pensiamo al basket giocato, forse prenderei un po’ del suo tiro. In generale penso che a lei possa far bene la mia determinazione. Ogni tanto le servirebbe per credere di più nei suoi mezzi.
V: Sì, sono d’accordo, la sua consapevolezza mi servirebbe per poter essere più determinata. A lui direi di provare ad aprirsi maggiormente agli altri, ma penso che ci compensiamo bene a vicenda.

UK: Continuando a parlare di quello che succede in palestra, va detto che ci sono altri due Guadagnini che vediamo sempre in tribuna: i vostri genitori. Che ruolo hanno avuto nel corso degli anni?
G: Ci hanno sempre supportati, sia a me che a mia sorella, lasciandoci liberi di scegliere secondo le nostre idee e passioni. Una libertà che, a parere mio, è molto importante. Li ringrazierò sempre, sia mio papà, che ancora mi porta ovunque, che mia mamma, mi ha insegnato a dare sempre il massimo. Senza di loro non avrei raggiunto questo livello.
V: Sono d’accordo con Gregorio, papà ha portato avanti e indietro anche me da una palestra all’altra, anche quando giocavo a Schio. Né lui né mamma sono mai stati veri sportivi, ma l’hanno fatto perché ci volevano bene ed è una cosa per la quale non li ringrazieremo mai abbastanza. Oggi siamo più grandi e, dopo tanti anni passati insieme sui campi, potremmo quasi darli per scontati, invece, proprio ora che giochiamo in squadre senior, mi rendo conto che sono tra i pochi genitori che vengono a vederci. Sono preziosi e sono ancora fondamentali per la nostra crescita.

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UK: Restando nel tema “famiglia”, sappiamo che ha un valore importante per i tanti Blu che vivono la realtà Buster-Unika. Ci raccontate cosa significa per voi questa società?
Gregorio, che vuol dire per te giocare in Prima Squadra?
G: È sempre stato il mio piccolo sogno. Credo che ogni bambino cresciuto con questa maglia guardi con ammirazione alla Prima Squadra, punti a questo livello e insegua questo traguardo. Ricordo ancora quando venni a vedere una partita della Serie D da più piccolo, vidi in campo dei ragazzi di 6-7 anni più grandi di me ed iniziai a capire quanto mi sarebbe piaciuto provare ad arrivare dov’erano loro. Ora che sono qui sento di aver realizzato il mio sogno, partire dal minibasket e arrivare alla Prima Squadra sempre in maglia Buster.

UK: Vittoria, sappiamo che tu hai fatto esperienze fuori Verona, però hai iniziato a muovere i primi passi qui e oggi sei in palestra come capitana della Promo, ma anche per allenare tante bambine. Come vivi questa situazione?
V: Effettivamente ho seguito un percorso un po’ diverso da quello di mio fratello, lui è cresciuto qua e vive da molto più tempo questo senso di famiglia. La grande differenza con la sua storia è che io sono dovuta andare via da qui perché all’epoca non c’erano società con la progettualità che ha Unika oggi.
Il mio senso di appartenenza come giocatrice è una cosa che ha radici lontane, però si è pienamente sviluppato solo nell’ultimo anno e mezzo e sono contenta che, nonostante il percorso differente, ora possa sentirmi in famiglia anche io. Giocare bene con la Promo è sicuramente uno stimolo in più se penso che alleno le stesse bambine e ragazze che poi possono venirci a vedere giocare e prenderci come punti di riferimento. È bello vedere come stiano aumentando e quante possibilità in più abbiano in questo momento, sono traguardi che quando avevo la loro età sembravano lontanissimi.

UK: Prima di Natale vi abbiamo visti ricevere il quadro “Crescere Insieme” durante la serata Buster e Avanza, che significato ha avuto per voi?
G: Non me l’aspettavo, è stata proprio una sorpresa. Mi ha reso fiero perché rappresenta il senso della squadra per cui ho sempre giocato e questo disegno con il mio nome sulla maglia mi ha emozionato. Ce l’ho lì bello in camera! In questo periodo sono molto contento e spero che possa durare a lungo.
V: È vero, è stata una sorpresa anche per me, è stato molto bello e mi ha fatto molto piacere. Ho sentito un bel coinvolgimento, come in occasione della mia laurea, quando ho ricevuto tanti auguri e congratulazioni anche da parte di chi magari non riesco a vedere così spesso ma in un attimo ho sentito di nuovo vicino. Non me l’aspettavo, quel quadro è stato un bel simbolo di considerazione e affetto, mi ha fatta sentire parte della famiglia di cui parlavamo prima.

UK: Continua a tornare l’elemento “famiglia”, facendo parte del nostro staff hai spesso a che fare anche con i genitori dei bambini che alleni. Cosa ti senti di suggerirgli da questo tuo doppio punto di vista di tecnico e atleta?
V: Vorrei invitarli a supportare sempre i loro figli, dargli la possibilità di partecipare a più attività possibili per cogliere ogni occasione di crescita. La scuola è sicuramente fondamentale, ma anche lo sport è importante e se un bambino ha una passione è bello che possa avere modo di coltivarla e magari farla diventare il suo futuro.
UK: Gregorio, vuoi aggiungere qualcosa?
G: Sono d’accordo con lei. Come ho detto prima, noi siamo stati fortunati perché abbiamo avuto modo di scegliere quale sport praticare, credo sia importante che ogni bambino possa fare lo stesso in libertà e senza eccessive pressioni sulle spalle.

UK: Aver avuto la possibilità di scegliere di giocare a basket vi avrà sicuramente lasciato lo spazio anche di trovare i vostri primi idoli da prendere come riferimento. Quali sono stati?
G: Sicuramente i più grandi giocatori del basket NBA, a partire da Michael Jordan e LeBron James.
V: Per me non è stato così scontato, fino a qualche anno fa i modelli femminili ai quali ispirarsi non erano così tanti e la WNBA non era conosciuta come oggi. Frequentando l’ambiente di Schio, ho avuto come idoli Macchi e Masciadri, grandi giocatrici ma con una visibilità diversa. Speriamo che piano piano ci possano essere tanti nuovi modelli anche per le bambine.

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UK: Crescendo vi siete ispirati a qualcuno in particolare?
V: Io non ho avuto un riferimento preciso. Ho sempre guardato con ammirazione alle mie maestre e professoresse perché mi sarebbe piaciuto fare l’insegnante. Posso dire che aver trovato un modo per farlo ed unirlo alla mia grande passione è un bel risultato.
G: Con il tempo, ho iniziato ad apprezzare molto Kobe Bryant per la sua determinazione, la sua filosofia. In questi ultimi anni ci sono stati altri giocatori che mi sono piaciuti e mi hanno ispirato, ma lui è sicuramente il primo della lista.

UK: Torniamo anche al basket giocato. Con tanti giovanissimi che vengono a vedervi in occasione delle partite e magari si ispirano a voi, che ne pensate della stagione delle vostre squadre?
G: Abbiamo fatto molto bene. Sicuramente avremo potuto fare meglio, magari con qualche partita da giocare con più attenzione, però credo che il gruppo sia diventato sempre più forte. Nell’ultimo periodo ci siamo uniti tanto e spero di continuare a dare il massimo anche nella seconda fase per raggiungere i buoni risultati.
V: Quest’anno ho sentito un gruppo un po’ più simile, magari più adulto, abbiamo avuto più occasioni per trovarci anche fuori dal campo ed è stata una cosa che ci ha aiutate a creare un legame forte. Forse fino ad ora non siamo riuscite a brillare pienamente come avremmo potuto, però sono sicura che abbiamo le possibilità per poter fare cose belle e divertenti e riusciremo a farlo nella seconda fase.

UK: In tutti questi anni, però, non vi è mai capitato di giocare insieme o contro giusto?
G: Giusto, insieme mai.
V: Contro solo a casa con il canestrino. All’inizio vincevo sempre io, poi lui è cresciuto e ha iniziato a stopparmi.

UK: Oggi chi vincerebbe? (si guardano e, ridendo, indicano Gregorio)
G: Io!
V: Sì sì, lui…

Ci lasciate con un saluto per i piccoli Buster e Unika di oggi? Ciao, siamo Gregorio e Vittoria, ci teniamo a dirvi di non mollare mai e seguire sempre i vostri sogni, un giorno riuscirete a realizzarli!

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